Il remake cinematografico

La stratificazione del soggetto nel cinema americano

di Antonio Agrestini

Ogni genere cinematografico ha delle caratteristiche importanti che lo distinguono dagli altri, e tali differenze non emergono soltanto dalle trame, dall’ambientazione, ma soprattutto dipendono dal rapporto che ogni genere stabilisce con la società, la storia, la politica, l’immaginario collettivo. Ecco, dunque, che i confronti tra un film e l’altro qui non avranno lo scopo di definirne le qualità estetiche, qualora queste prescindessero totalmente da ciò che più ci interessa, ovvero le modalità, i meccanismi, le influenze che nel corso del tempo regolano lo sviluppo del soggetto, facendo in modo che esso venga riproposto sempre uguale a se stesso ma pure, ogni volta, sensibilmente rimodellato.

Nonostante queste pagine non siano lo spazio adatto ad approfondire il discorso sui generi cinematografici, è però importante indicarne almeno quelle nozioni necessarie ai fini della nostra ricerca, visto che anche in questo contesto le definizioni sono molteplici e contrastanti. Troviamo infatti chi, come Luciana Della Fornace, si impegna a sottolineare che i generi cinematografici principali sono soltanto tre: l’avventuroso, il drammatico, il comico, e che poi ognuno di questi generi ingloba diversi “filoni”, che a loro volta vengono spesso e impropriamente chiamati generi. Il western, per esempio, è un filone del genere avventuroso. Più precisamente, «un filone cinematografico, nell’ambito di uno dei tre generi fondamentali, è costituito da una serie di film che presentano caratteristiche comuni nella trama, nei personaggi e nell’ambientazione» (5). Estremizzando questa definizione potremmo allora indicare il remake, o un gruppo di remakes con lo stesso soggetto in comune, come “sotto-filone”, o come «supergenere» (6).

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In attesa del tuo commento, cosa avrebbero detto loro?
James Joyce
James Joyce
Letto. Riletto. Confuso. Bene.
Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.