Racconto breve

Niente da mettere

di Antonio Agrestini

Sfidando lo specchio a denti serrati lei tenta di infilarsi in un abito troppo stretto. Tira su la lampo pochi centimetri alla volta, dimena i fianchi, poi le cuciture si allargano fino quasi a strapparsi e lo scorrimento della cerniera si blocca definitivamente sulla rotondità del gluteo. Il vestito è davvero troppo stretto, al punto che le lacrime sembrano provocate dallo strizzamento della severa stoffa intorno all'abbondanza del corpo.

Lui in ciabatte e vestaglia blu, poggiato allo stipite della porta, osserva la scena in silenzio.

Lei si asciuga le lacrime con il dorso della mano, esce dall'abito come fuggendo dalle enormi foglie di una pianta carnivora, si lascia cadere prona sul letto.

«Cosa succede?» domanda lui.

Lei smorza i singhiozzi nella morbidezza della coperta e non risponde. Lui si siede accanto a lei e le carezza i capelli.

«Allora? Vuoi dirmi cosa succede?»

«Non vengo alla festa, vai da solo.»

«Cosa dici! E perché?»

«Non ho niente da mettere.»

«Ma se hai un armadio pieno di vestiti!»

«Sei cieco forse? Quei vestiti sono di quando pesavo quindici chili di meno.»

Lui non dice nulla e continua a carezzarle i capelli. Tira le ciocche più arricciate, le stende quasi controluce e contempla quei sottili fili d'oro brillante.

«Non dovresti piangere. Eri così bella.»

«Non dire fesserie! Poi lo so che guardi il culo delle altre.»

«Ma dai! Che c'entra? E poi non ho mai guardato il culo di nessun'altra.»

«Non quando ero presente.»

Lui scuote il capo e alzando le mani in segno di arresa dice: «Lasciamo perdere.»

«Ero ormai così abituata a stare sempre con le tute da ginnastica che non mi preoccupavo nemmeno di rifare il guardaroba.»

«Vedrai, quando sarai guarita probabilmente tornerai al tuo peso forma.»

«Che fai? Di nuovo quel gioco in cui sono ancora viva?»

«Sì scusami, hai ragione, sono un idiota. Ma non sai quanto vorrei tornare indietro nel tempo.

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