Racconto breve

Are you Paolo?

di Antonio Agrestini

La Morte avanza a passi lenti sul Lungotevere in direzione opposta al traffico. Alta e slanciata, totalmente coperta da un manto nero, porta a spalla una grande falce d'argento. Si ferma per un istante a guardare l'acqua inquieta del Tevere poi, quando due gabbiani come colti da un proiettile cadono privi di vita nella corrente, riprende a camminare.

Uno dei tavolini all'aperto del bar Garibaldi è occupato da quattro tipi che, imperturbabili in mezzo al flusso di clienti, giocano a scopa senza sosta da almeno due ore, fumano, bevono birra ghiacciata e tengono sempre un occhio sul ventaglio di carte che spogliano via via come la margherita di un m'ama non m'ama.

Luigi, ricevuta una carta poco utile, batte forte il palmo della mano sul tavolino e rovescia una bottiglia di birra quasi vuota.

«A Lui', e sta' attento che fai bagnà 'e carte!»

Paolo intanto lancia un sette di coppe e passa in vantaggio tra il corale disappunto degli altri tre.

«A Paolé, ma questo però è culo!»

«Luigi, nu sta' a rosicà, stacce...» risponde Paolo.

Marco, sigaretta tra le labbra, mischia le carte e una a una le distribuisce ai suoi compagni mentre il fumo lo costringe a tenere una palpebra socchiusa. Gli altri tre amici controllano le carte recapitate dalla sorte, borbottano e bevono sorsi di birra direttamente dal collo della bottiglia.

«A oh! Anvedi quello! Ma 'ndo va vestito così? Mica stamo a carnevale!» dice Luigi indicando con un gesto del capo la Morte, nera e slanciata, che cammina dall'altra parte della piazza.

«Ma deve esse' 'n matto... Co' 'sto callo s'è messo pure 'a tunica nera! Oppure stanno a girà 'n firme» dice Gianni. «S'è mascherato da Morte e nu stamo manco a Elloinne!»

«Ma è 'n maschio o 'na femmina?» domanda Luigi.

«Eh, difficile dillo. 'N se vede manco 'a faccia... 'mazza fa paura oh! Ma poi 'a Morte è maschio o femmina?»

«È femmina è femmina...» assicura Gianni.

«E tu che ne sai? 'Ndo sta scritto?»

«To'o dico io, e sai perché?

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Questa è una storia di fantasia
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Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
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Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
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Mi ha ricordato qualcosa che stavo per dire in analisi.
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Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
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Letto. Riletto. Confuso. Bene.