Racconto breve

Zitto

di Antonio Agrestini

Un giorno ho pensato che avrei fatto bene a stare zitto. Zitto ho attraversato un ponte, poi una piazza, infine un mercato. Zitto sono rientrato a casa, ho acceso la tivù e l'ho silenziata, così le facce che parlavano e che discutevano stavano zitte. Mi sono addormentato. Sono stato zitto anche nei sogni. L'indomani, zitto, sono andato a lavorare. Le persone intorno a me, vedendomi in silenzio, sono state zitte pure loro e tra loro. È stato evidente, già dopo qualche giorno, che in fondo non c'era davvero mai nulla da dire, che le parole erano sempre superflue, che bastavano un gesto, uno sguardo o un sorriso per dire quello che si voleva dire.

Intorno a me, giorno dopo giorno, aumentavano le persone zitte. Ho attraversato il ponte, il rumore del fiume si era sostituito al vociare delle persone; nella piazza dominava solo un concerto di fruscii di vento e battiti di ali; al mercato i venditori avevano smesso di gridare e indicavano il cartello dello sconto con il dito, senza fiatare. La folla nelle strade si muoveva in totale silenzio e rientrava zitta nelle proprie case. Non solo ogni persona, ma ogni cosa aveva imparato a tacere. Taceva perfino il mare, che tratteneva le onde; tacevano gli uccelli, che migravano senza nemmeno un fruscio; tacevano i vulcani con l'ultimo rutto in gola.

Un giorno c'è stato talmente tanto silenzio che si udiva il pianto dei bambini appena nati al di là dell'oceano: loro non sapevano ancora tacere e piangevano una nuova vita. Alla fine, sazi di latte, hanno imparato a tacere pure loro. Di notte sulle calotte polari scricchiolava lo sbrinamento dei ghiacciai e crepitavano le fiamme delle stelle e per la prima volta il canto d'amore di un pesce degli abissi emergeva dalle maree. Poi nemmeno più tutto questo: nell'arco di alcuni giorni il mondo intero taceva nell'eterno silenzio dell'universo. Siamo stati così zitti che è stata zitta pure la guerra e sono stati zitti i soldati e gli aerei e i missili.

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Questa è una storia di fantasia
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James Joyce
James Joyce
Letto. Riletto. Confuso. Bene.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Marcel Proust
Marcel Proust
Mi ha ricordato qualcosa. Ma non so cosa. O quando.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.