Racconto breve

Zitto

di Antonio Agrestini

Perfino le bombe cadevano zitte, giorno dopo giorno, e ammazzavano gente senza fare alcun rumore e crollavano i palazzi, nel silenzio totale. Il cemento armato crollava zitto, e le voragini zitte si aprivano nella terra: erano ferite senza sangue, bocche spalancate senza voce. Anche se leggevamo titoli muti dei telegiornali e sapevamo che tutto questo stava accadendo, non riuscivamo a sentire alcun rumore, nemmeno porgendo l'orecchio verso la frontiera, sebbene fosse ormai muto anche il battito di ogni cuore. Stava così zitta la guerra che era difficile da credere. È così che nei giorni a seguire la morte, zitta, si portava via milioni di persone, mute.

Verso dicembre, un giorno grigio dagli ombrelli incerti, un uomo davanti a me ha indicato le mie labbra e ha chiesto se per caso potevo parlare, perché lui non lo faveva da tanto tempo e non sapeva più distinguere il silenzio dei vivi dal silenzio dei morti. Gli ho detto che sì, anche io volevo parlare di nuovo e che il silenzio lo riconosci dal peso: quello dei morti è un silenzio leggero, che appartiene al cielo e all'innocenza; invece quello dei vivi è un silenzio pesante, che appartiene alla terra e alla colpa. Altre persone accanto a noi sentendoci dialogare hanno ripreso a parlare, gli uccelli a cantare, le stazioni ad annunciare i treni, i megafoni a gridare slogan, le automobili a rombare, i mercanti a gridare, i ghiacciai a scricchiolare, le radio a diffondere canzoni e già verso l'alba il silenzio della morte non si sentiva più.

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Questa è una storia di fantasia
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Italo Svevo
Italo Svevo
Mi ha ricordato qualcosa che stavo per dire in analisi.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
Marcel Proust
Marcel Proust
Mi ha ricordato qualcosa. Ma non so cosa. O quando.