Racconto breve

I ciclisti

di Antonio Agrestini

anche se forse avrebbe dovuto pagare cambiali almeno fino al 1960.

«Già sei rientrato?» domando la madre a Mario, «li hai visti i due campioni?»

Lui scosse la testa, estrasse dalla tasca il portafogli, il biglietto per la nave e mostrandolo disse: «Senti ma', qui lavoro non ce n'è.

Giovedì parto per l'America.»

La madre restò un po' a guardarlo, si alzò dal divano, non disse nulla e lo abbracciò forte.

Vicino ai giardini Alberto gesticolava vistosamente e ripeteva: «Vi rendete conto? Coppi e Bartali! Qui è passata la storia!»

Gli amici, seduti in fila sul muretto, lo ascoltavano annoiati: «Sìvabbè ragazzi, ma che si fa stasera?»

Il piccolo Michele nella piazza principale azzardò per imitazione la prima pedalata senza rotelle e, tra gli applausi del papà e della mamma, percorse diversi metri fino a raggiungere il gruppo di piccioni che deflagrò in uno scomposto battito di ali in varie direzioni. Uno dei piccioni volò più alto di tutti e atterrò sul cornicione del campanile, spalancò gli occhi e nella sua pupilla si dissolse la scia di ciclisti impegnati nell'ultima curva del paese, mentre il giugno del 1954, così come la rivalità tra Coppi e Bartali, si avvicinava alla fine.

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Questa è una storia di fantasia
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Marcel Proust
Marcel Proust
Mi ha ricordato qualcosa. Ma non so cosa. O quando.
Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.