Racconto breve

Are you Paolo?

di Antonio Agrestini

«A oh, ma che devo fa?» domanda Paolo rivolgendosi agli amici.

«Oh, se devi annà a noi ce dispiace, ma mica ce potemo mette a discute co' 'a Morte. A parte che 'n se capisce 'n cazzo quanno parla, ma 'n sia mai ce pija sott'occhio pure a noi. Tu Paolé dovresti capì.»

«Ammazza! Belli amici che sete!»

A quel punto la Morte apre il palmo della mano e stende il braccio verso il ventaglio di carte scoperte che Paolo ha lasciato riverse sul tavolo. Le carte diventano tutte tarocchi e tutte raffiguranti la Morte.

«Li mortacci sua!» esclamano gli amici quasi in coro.

«Scusate, ma quarcosa qua nun me convince» dice Paolo. «Qua stamo a Roma e 'a morte parla inglese... Magari ha sbajato 'ndirizzo.»

Sara traduce di nuovo le perplessità di Paolo. La morte scuote la testa.

«A Paolé, ma quella parla 'nglese perché è 'nternazionale» dice Gianni, «mica se po' 'mparà tutte 'e lingue! Pure tu Paolé quante ne cerchi!»

«Ma possibile che devo morì senza capì che cazzo me dice 'a morte?»

«E che te frega che dice, tanto devi morì!»

«E se se sbaja? Me piacerebbe morì co' 'a lingua mia. Se dice 'na fregnaccia nu 'a posso manco contraddì...»

«Che devi contraddì? Quanno è finita è finita.»

La morte tira su la larga manica della tunica nera e mostra a Paolo l'orologio che tiene al polso, batte il dito sul quadrante per evidenziare la posizione delle lancette e in quel momento si notano chiaramente le sue ossa bianche.

«Oh, allora me sa che devo proprio annà, questa è venuta davero pe' me.»

La morte prende Paolo sotto braccio e lo strattona. Lui guarda gli amici negli occhi, uno a uno, si asciuga una lacrima e fa un gesto di saluto con la testa.

«Paolé, te volemo bene. Nun te dimenticheremo mai.»

«Paolé, che fiori preferisci?»

«Fate 'n po' come ve pare. A me i fiori nun me sò mai piaciuti. Vabbè, allora ve saluto.»

«Ciao Paolé!»

I tre amici guardano Paolo che si allontana a passi cadenzati accanto alla Morte, molto più alta di lui.

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Questa è una storia di fantasia
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Italo Svevo
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Mi ha ricordato qualcosa che stavo per dire in analisi.
James Joyce
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Letto. Riletto. Confuso. Bene.
Jorge Luis Borges
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Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
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Mi ha ricordato qualcosa. Ma non so cosa. O quando.
Oscar Wilde
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Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.