Il remake cinematografico

Il remake nel cinema europeo

di Antonio Agrestini

Espande inoltre il senso di decadenza filmando alcune sequenze di caos nella piazza della città, le quali contrastano profondamente con l'ordine che compare nelle scene di Murnau.

[Inoltre] il Thomas di Herzog, al contrario di quello di Murnau, non accetta la consolante conclusione in cui la casta donna riesce a far disintegrare nella luce dell'alba il corpo del vampiro. Qui egli ha conosciuto «l'uomo dei lupi», giunge a casa in tempo, ma non dice alcunché, anzi non riconosce neppure più la moglie, attende il compimento del suo inutile sacrificio, per potersi allontanare al galoppo in un paesaggio desertico. Egli vuole diffondere questo nuovo sublime e abominevole piacere, legato al male, al peccato e quindi alla morte della carne (16).

In verità anche l'incipit dei due film è profondamente diverso. Le immagini iniziali del film di Murnau, intrise di una certa gioia domestica, espressa da Jonathan che coglie i fiori e da Nina che gioca con il suo gattino, sono sostituite da un infausto preludio. Herzog inizia filmando l'interno di una grotta piena di mummie contorte e dalle espressioni straziate, con l'immancabile sottofondo musicale dei Popul Vuh, stavolta carico di accenti medievali e inquietanti. La macchina da presa esce da questa inquadratura seguendo il volo al rallentatore di un pipistrello.

Soltanto più tardi Herzog mostra dei gattini che giocano con delle mele e con un ciondolo portaritratti, contenente le foto di Jonathan e Nina. Ma questa sequenza esprime in modo molto più sottile la precarietà della gioia prima della disgrazia. Con tutte queste trasformazioni possiamo dunque dar ragione a Herzog, quando afferma che il suo non è un remake ma il tentativo di rivivificare l'originale di Murnau (17).

Un film unico questo [di Herzog] che non concede repliche, che non può essere rivisto senza la caduta del suo fascino, del suo inquieto malessere che lo attraversa.

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Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
James Joyce
James Joyce
Letto. Riletto. Confuso. Bene.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.