Il remake cinematografico

Il remake nel cinema europeo

di Antonio Agrestini

Nosferatu è un film che non si può rivedere: chi ha vegliato per una notte intera un cadavere lo può ben capire. Il cinema di Herzog, pur scegliendo il genere, la fantascienza, l'horror, il romanzo nero, è fuori dalla logica delle cose, di come le si intende comunemente: mozza il capo alla propria madre eliminando la suspence, scegliendo il momento cinematografico come fatto distante, dove la coscienza accetta di essere ipnotizzata (18).

Già prima di Herzog, in Europa molti si cimentano in adattamenti cinematografici della storia di Bram Stocker. Vi sono anche vampiri di stirpe letteraria diversa, come Il vampiro di Dreyer (Vampyr, 1932), che si ispira ad un racconto di Sheridan le Fanu.

L'attività più frenetica è svolta dalla Hammer Films, la casa di produzione inglese che in poco tempo diventa sinonimo di orrore. E' probabilmente l'unico esempio europeo ricalcato sul sistema di produzione degli studios americani. La Hammer Films, infatti, può essere considerata, tutt'oggi, la più grande fucina di remakes che l'Europa abbia mai conosciuto.

Dopo il grande successo di La maschera di Frankenstein (The Curse of Frankenstein, 1957), la Hammer Films si cimenta nella realizzazione rapida e seriale di classici dell'orrore – riveduti, corretti, aggiornati – che in breve tempo invadono le sale di mezzo mondo.

Il primo classico riproposto è proprio un remake di Dracula (Dracula il vampiro, 1958), che nella versione americana è intitolato Horror of Dracula, e che avvia pure tutta una serie di rifacimenti hollywoodiani.

Insomma, la Hammer Films scopre di avere nelle mani una formula ripetibile all'infinito, come se il soggetto fosse la ricetta di una bibita analcolica di sicuro successo.

Christopher Lee, l'equivalente anglosassone di Boris Karloff, lavora a tempo pieno come mostro in chilometri e chilometri di pellicola; e a dirigere la maggior parte di quei chilometri di pellicola è Terence Fisher.

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Italo Svevo
Italo Svevo
Mi ha ricordato qualcosa che stavo per dire in analisi.
James Joyce
James Joyce
Letto. Riletto. Confuso. Bene.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.