Il film, intitolato Nosferatu a Venezia, ambienta la vicenda nel mezzo del carnevale di Venezia del 1986, e dà vita a una trama lontanissima dal prototipo di Stocker, che «non va oltre lo stereotipo più banale, spesso confondendo la storia mefistofelica con un reportage sul carnevale»:
Per fare un remake di Herzog, (senza scomodare Murnau) non è sufficiente usare lo stesso attore. Ci vuole almeno una sceneggiatura che sappia evocare situazioni, che faccia respirare allo spettatore il “pathos” acre e disperato che accompagna indissolubilmente le storie di vampiri e di principi neri. Ci vuole soprattutto una professionalità e un equilibrio di capacità attorale di tutti i partecipanti e ci vuole anche una sensibilità nell'abbinare storia e ambientazione oltre il livello della sensazione immediata e banale. Sono tre condizioni che in questo film vengono a mancare simultaneamente
[…]
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Ovviamente non si può pretendere molto da una parodia, e questa a noi interessa soprattutto per focalizzare un aspetto dei remakes europei, ovvero la loro attitudine ad assorbire diverse poetiche d'autore che vanno, come abbiamo visto, da intenti di omaggio ad un autore del passato fino a vere e proprie copiature burlesche, il cui proposito si esaurisce nella breve attività dei botteghini.
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