Anche David Locke, che pure compie un solo atto sacrilego, alla fine paga per aver infranto un tabù.
Nel film è difficile individuare tutti questi elementi, perché non c'è alcuna voce dell'io narrante in grado di porre l'accento sulle azioni di David Locke. Le sue azioni però si lasciano interpretare.
Nonostante questo forte punto di contatto con Mattia Pascal, la critica sostiene che David Locke sia un personaggio totalmente diverso da quello pirandelliano:
un fatto (la morte) lo spinge al mutamento per la propria riconoscibilità, ma l'approdo è impossibile; Pirandello, si è detto, ma le radici possono essere altre, suggestioni che corrono dentro a molta cultura contemporanea; e lo sviluppo di Antonioni è autonomo e originale (37).
Questo è certamente vero, e non è nostra intenzione negarlo. Al massimo possiamo vedere nella trama di Professione: reporter una stilizzazione del Mattia Pascal, ma proprio questa ci induce a scorgerne dei riflessi.
Le differenze del personaggio David Locke, rispetto a Mattia Pascal, sono regolate proprio in base alle esigenze di modernità. Pur nella sua particolarità, David Locke è un personaggio moderno. Intendiamo la modernità nel significato già spiegato nell'introduzione del precedente capitolo (cfr. 2.1), e dunque caratterizzata principalmente dall'alienazione del personaggio, che vaga in cerca di se stesso. In questo senso Antonioni riesce a produrre in America un film decisamente europeo.
Di una sola cosa possiamo essere sicuri: Professione: reporter non può essere considerato remake né del film di L'Herbier, né di Chenal e tanto meno di Monicelli. Qualora dovessimo accettare le relazioni con il romanzo di Pirandello, queste andrebbero addebitate ad un rapporto diretto con il testo scritto.
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