E il nostro bisogno di queste bugie è così forte che è assolutamente inutile cercare di combatterle e mettere insieme una sequenza di immagini senza una storia, senza la bugia di una storia. Le storie sono impossibili, ma è impossibile vivere senza di loro (14).
Ragionando sul rigore filologico adoperato da Herzog, Lloyd Michaels solleva una serie di questioni interessanti.
La prima riflessione sorge proprio dal problema di riuscire a scoprire e a definire materialmente il testo di riferimento originale, il film di Murnau, da cui Herzog prende le mosse.
Il Nosferatu di Murnau – scrive Michaels – è già rinato una volta, prima ancora che Herzog se ne occupasse. Sappiamo, attraverso una serie di aneddoti che orbitano intorno al film, che la pellicola originale di Murnau è stata in realtà smarrita. Di conseguenza la pellicola ritenuta originale è, di per sé, una copia, e molto probabilmente incompleta: è stata infatti ricostruita tenendo conto di alcuni scritti lasciati da Murnau.
Naturalmente molte delle caratteristiche originali sono andate perdute; ad esempio, pare che Murnau avesse cambiato i nomi dei personaggi originali di Stocker, e così Dracula è chiamato conte Orlock, Renfield è ribattezzato Knock, ecc. La moglie di Jonathan in alcune copie del film è chiamata Elena, in altre Nina.
Esistono dunque notevoli problemi che ostacolano qualunque ipotesi di restauro filologico della pellicola. Tuttavia è difficile immaginare un remake più fedele di quello di Herzog, pur tenendo conto delle inevitabili alterazioni e delle significative svolte che segnano un netto distacco dall'originale. I cambiamenti più rilevanti si condensano nel primo piano del volto del vampiro (specchio del collasso della società civilizzata), e soprattutto nel tentativo di elaborare personalmente la storia delle motivazioni psicologiche del vampiro stesso.




