Infatti, dopo la guerra il western riappare e si moltiplica (14).
La perfezione, o se si vuole il classicismo al quale il genere era pervenuto implicava che cercasse di giustificare la sua sopravvivenza con qualche elemento di novità. Senza pretendere di spiegare tutto con la famosa legge delle età estetiche, non è fuor di luogo farla valere in questo caso. I nuovi film di John Ford per esempio: My Darling Clementine (1946), Fort Apache (1948), potrebbero rappresentare assai bene l’abbellimento barocco del classicismo di Stagecoach (15).
Detto questo dobbiamo renderci conto che Sfida infernale (My Darling Clementine), non è semplicemente un altro western di John Ford. È soprattutto un film carico dei nuovi requisiti del genere; un film che costringe il regista a rivalutare, a rimodellare la propria poetica. Abbiamo a che fare, cioè, con uno dei primi prodotti di quello che Bazin chiama «sur-western» (16). L’influenza della guerra incide pesantemente sull’evoluzione del western, e dopo il 1945 se ne scorgono gli effetti. Essa è evidente soprattutto nei casi in cui i temi tradizionali vengono sostituiti da tesi sociali o morali. Bazin afferma che i western da lui giudicati migliori sono quelli che hanno qualcosa di «romanzesco», quelli cioè che pur rimanendo circoscritti nei temi tradizionali non rinunciano all’originalità dei personaggi, alle loro sfumature psicologiche, a «una certa singolarità attraente che è appunto quella che ci aspettiamo dall’eroe del romanzo». Non più, dunque, personaggi “bidimensionali” come quelli di Ombre rosse, incasellati «dentro categorie a priori della distribuzione western» (17).
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