Nel 1966 sono cambiate troppe cose perché gli indiani “cattivi” che corrono dietro ad una diligenza possano essere ancora credibili. A questo punto è utile colmare la distanza temporale tra i due titoli citati con un gruppo di remakes, il quale è in grado di rispecchiare i sintomi e le caratteristiche di quell’evoluzione che ha prodotto esiti così diversi per due film costruiti sul medesimo soggetto.
«Nel western il remake si riferisce sia a “riscritture” vere e proprie del testo filmico di origine, sia a diverse interpretazioni di uno stesso mito dell’epica americana» (13). I nove di Dryfork City appartiene al primo caso, quello appunto di “riscrittura” di un originale cinematografico. Un altro film di John Ford, Sfida infernale (My Darling Clementine, 1946) è la trasposizione di un episodio storico, meglio dire mitico, cioè la sparatoria tra gli Earp e i Clanton in un recinto di Tombstone. Di questo film esistono ben tre remakes: Sfida all’O.K. Corral (Gunfight at the O.K. Corral, 1957), di John Sturges; L’ora delle pistole o Vendetta all’O.K. Corral (Hour of the Gun, 1968), sempre di John Sturges; Doc (Id., 1971), di Frank Perry.
Ma prima di analizzare questi film, che costituiscono un ottimo esempio di come un soggetto si stratifichi all’interno di un genere, è bene tenere conto di alcune osservazioni preliminari.
André Bazin sostiene che gli anni dal 1937 al 1940 siano da considerarsi fondamentali per il western classico, soprattutto per i notevoli contributi dei registi che vent’anni prima hanno debuttato nel «western di serie quasi anonimo», e che ora «vi tornano o vi ritornano al sommo della loro carriera». Tale fenomeno è sicuramente collegato alla diffusa consapevolezza dell’avvento del periodo bellico nell’era di Roosevelt. Nonostante il successo, gli anni di guerra finiscono per spazzare via il western dal repertorio hollywoodiano, sostituendolo con i film di guerra che, almeno per un periodo, lo eliminano dal mercato.




