Il remake cinematografico

La stratificazione del soggetto nel cinema americano

di Antonio Agrestini

L’attività di Ford travalica cronologicamente l’era rooseveltiana, tuttavia nel suo insieme essa rivela molti punti di contatto con i propositi e i progetti di «rinascita nazionale» elaborati dal presidente americano nei primi anni Trenta (20), e, come abbiamo visto, Sfida infernale riflette molto chiaramente il clima del periodo in cui viene prodotto.

Circa un decennio più tardi compare sugli schermi Sfida all’O.K. Corral, il primo remake di Sfida infernale, realizzato da John Sturges. Remake che si impone sicuramente come la versione più popolare del mitico episodio; prodotto nel 1957 da Hal B. Wallis per la Paramount, incassa 4,7 milioni di dollari, che in proporzione è una somma impensabile per le produzioni precedenti e successive.

La sceneggiatura è di Leon Uris e tende ad evidenziare soprattutto l’insolita ma forte amicizia tra due tipi profondamente diversi come Earp (Burt Lancaster) e Holliday (Kirk Douglas), e lo fa in modo sicuramente più marcato rispetto alla versione precedente, forse proprio grazie alla pittoresca interpretazione della coppia Lancaster/Douglas. Eppure secondo i piani della produzione l’elemento principale del film dovrebbe essere l’azione, che è notoriamente la qualità più ricercata dagli amanti dei western. Certo, la vivacità non manca, poiché John Sturges dirige il film magistralmente. Egli tenta anche di sottolineare (forse con una inconscia premeditazione di Hour of the Gun) alcuni episodi reali della vita di Earp e Holliday, senza però trascurare le esigenze principali dello spettacolo western che, dicevamo, esige un certo ritmo narrativo e male si accorda ai propositi di svelamento della realtà storica. La sparatoria finale, per esempio, è notevolmente “abbellita” (o “barocca”, come direbbe Bazin), cioè sovraccarica di spari e di morti, prostrata alle esigenze di spettacolarità dalle quali nel 1957 è impossibile prescindere.

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In attesa del tuo commento, cosa avrebbero detto loro?
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
James Joyce
James Joyce
Letto. Riletto. Confuso. Bene.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.