Il remake cinematografico

La stratificazione del soggetto nel cinema americano

di Antonio Agrestini

Quest’ultima recensione conferma le teorie di Bazin sul cinema post-bellico e il “sur-western”, soprattutto quando parla della «nobiltà» del film correlata alla descrizione dell’amicizia tra Earp e Holliday; ma poi prevedibilmente, sul finale, lamenta «l’insufficiente caratterizzazione di alcune figure minori», nonché la mancanza del ritmo dell’azione, che nel western appunto non può mai mancare. Forse il più scontento di questi esiti è proprio John Sturges, che sente di avere un conto in sospeso con Earp, Holliday e tutti gli altri. Sfida all’O.K. Corral gli rimane indigesto. In qualche modo la storia continua a fermentare nella sua mente, e lo fa per un decennio, finché nel 1967 Sturges è pronto ad affrontare una nuova versione del mitico episodio, L’ora delle pistole (Hour of the Gun), che provvisoriamente è intitolato The Law and Tombstone.

«Non mi piace chiamare Hour of the Gun un sequel» dichiara il regista; «[questo film] è concepito indipendentemente dal film di Wallis, e non per trarne profitto; ed inoltre si avvicina alla storia in un modo totalmente diverso» (23). L’affermazione di Sturges è contraddittoria; parla di un sequel che non dovrebbe avere alcuna relazione con il film precedente: condizione sicuramente singolare se non impossibile da rispettare. In realtà gli intenti del regista sono chiarissimi. Il sequel di cui parla Sturges non è tanto del film precedente, quanto dell’episodio storico vero e proprio. L’ora delle pistole comincia proprio là dove tutti gli altri film finiscono: la sparatoria all’O.K. Corral. E poi? È proprio a questa domanda che Sturges vuole rispondere.

Il nuovo film per la United Artist, di cui Sturges è anche produttore, tenta di raccontare la vera storia dell’O.K. Corral. Anche stavolta non mancano alcune licenze drammatiche, ma nella maggior parte dei casi il film tenta di aderire alla realtà storica.

Edward Anhalt scrive la sceneggiatura tenendo di fianco Tombstones Epitaph, il libro di Douglas D.

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Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Marcel Proust
Marcel Proust
Mi ha ricordato qualcosa. Ma non so cosa. O quando.
Italo Svevo
Italo Svevo
Mi ha ricordato qualcosa che stavo per dire in analisi.