Il remake cinematografico

La stratificazione del soggetto nel cinema americano

di Antonio Agrestini

Questo auto-remake, o sequel che dir si voglia, aspira all’indipendenza in qualità di atto di denuncia nei confronti di una storia troppe volte manipolata e trasformata in mito. Forse, più di ogni altra cosa, L’ora delle pistole è un anti-remake «con cui il regista rettifica la interpretazione epica di Ford e della sua stessa versione del ‘57» (25).

Dopo la sparatoria, il film mostra il processo agli Earp, che vengono assolti. È a questo punto che Ike Clanton cerca in ogni modo di vendicarsi. I suoi uomini tendono un agguato ai fratelli Earp: uno viene ucciso, l’altro mutilato. Ike Clanton ignora le conseguenze fatali di queste azioni. La vendetta di Wyatt Earp è violenta, feroce. Proprio lui, Wyatt Earp, rimasto per tutta la vita al servizio della legge e dell’ordine, si trasforma improvvisamente in un fuggitivo. Lo stesso Doc Holliday, che pure non ha il cuore tenero, è sconvolto dalla follia di Earp, dell’uomo che egli non stenta a considerare come un essere quasi divino. Quando Earp, con freddezza, vendica i suoi fratelli, non si preoccupa affatto di costruirsi un alibi; piuttosto getta via le pistole e il distintivo, per sempre, con il tacito giuramento di non volerne sapere più nulla. Tutto è dominato da un inespugnabile clima di decadenza.

Il film stavolta non si conclude con una sparatoria, ma con un addio tra Wyatt Earp e il malconcio Doc Hollyday, ricoverato in un sanatorio del Colorado dove la tubercolosi lo avrebbe spento nel 1885.

Subito dopo l’uscita del film nelle sale, Sturges si accorge che negli ultimi dieci anni l’interesse per il western è marcatamente diminuito, e quei pochi superstiti affezionati al genere non sono affatto interessati alla realtà storica dell’O.K. Corral.

Anche i critici accolgono tiepidamente il film.

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Italo Svevo
Italo Svevo
Mi ha ricordato qualcosa che stavo per dire in analisi.
Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
Marcel Proust
Marcel Proust
Mi ha ricordato qualcosa. Ma non so cosa. O quando.