Il remake cinematografico

La stratificazione del soggetto nel cinema americano

di Antonio Agrestini

Nel 1967 Arthur Penn realizza la versione più nota dell’episodio: Bonnie & Clyde «esprime, in modo probabilmente definitivo, il più tipico approccio lirico romantico alla vita dei gangsters» (47).

Gangster Story nasce da una tradizione poetica che risale, almeno, a Nemico pubblico, e la sviluppa. Fonde il romanticismo di La donna del bandito e di La sanguinaria con l’energia di I trafficanti della notte e di Squadra omicidi sparate a vista, utilizzando questi spunti con un ritmo, un’autorevolezza, una sensibilità, che il regista non aveva mai mostrato prima e non avrebbe più mostrato poi (48).

Ma il romanticismo della coppia emerge sullo sfondo di una violenza inusuale per un gangster movie; e la violenza, più di altri elementi, si impone come segno distintivo di questo film.

La violenza è sempre stata uno dei motivi base del film di gangsters, ma di solito è stata impiegata in un modo che, quando non creava un vero e proprio distacco rispetto al pubblico, potesse almeno esser fruita dagli spettatori in modo abbastanza pacifico. Gangster Story, invece, elimina le convenzioni che rendevano possibile questa fruizione (49).

«Si sente nel film l’influenza della Nouvelle vague francese» e non a caso il soggetto viene prima proposto a François Truffaut, poi a Jean-Luc Godard, che lo rifiutano. Il clima del cinema europeo è comunque ben ricostruito da Penn: «Bonnie and Clyde è un po’ Sono innocente di Fritz Lang rivisto da Fino all’ultimo respiro» (50).

Gangster Story apparve in un momento in cui la produzione americana stava per essere relegata nell’ombra dal cinema europeo, almeno dal punto di vista di critici e mass-media. La sua pretesa di raccontare una storia di violenza in modo “artistico”, europizzante, ne fece uno dei film più discussi del decennio. (51)

Ma a decretarne il successo è probabilmente il messaggio interno, recepito dai giovani degli anni Sessanta come un invito a superare il conformismo della società in cui vivono.

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Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.
Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
Italo Svevo
Italo Svevo
Mi ha ricordato qualcosa che stavo per dire in analisi.
James Joyce
James Joyce
Letto. Riletto. Confuso. Bene.