1.1.4 Remake della premonizione e sequel dell’incubo.
Tra i diversi generi, quelli che più implicano un coinvolgimento psicologico sono la fantascienza e l’horror. Il cinema, sogno collettivo per eccellenza, diventa «incubo catartico» con i film dell’orrore, oppure «inquietante sogno premonitore» con i film di fantascienza. In qualche modo il cinema si sostituisce ai miti, ai racconti popolari che un tempo svolgevano le stesse funzioni di valvola di sfogo per l’ansia collettiva. «Dunque i film di fantascienza e dell’orrore possono in un certo senso essere visti come rappresentazioni mitiche di paure e ansie universali» (65).
«Il film fantascientifico, in effetti, oggi realizza in chiave più o meno fantastica, la risposta verbo-iconica a tutte le angoscianti domande che l’umanità si pone nei riguardi dello spazio che l’avvolge e di cui ha paura ma di cui è, da sempre, misteriosamente attratta» (66).
Parlando di fantascienza e remake, uno degli esempi più noti è costituito dai rifacimenti cinematografici di un racconto di Jack Finney, l’Invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers), adattato per la prima volta nel 1956 da Don Siegel, e prodotto da Walter Wanger per la Allied Artist. Il motivo di un così frequente riferimento va ricercato innanzi tutto nella natura della storia, che sembra offrirsi proprio come metafora del remake, quasi come se il cinema stesso fosse il luogo privilegiato dei “film-baccello”, in grado di replicare i film precedenti ma privandoli della capacità di generare emozioni. L’altro motivo di un costante riferimento all’Invasione degli ultracorpi è determinato dall’innovazione apportata al genere da questo film.
Nei riguardi dei precedenti film di fantascienza, Invasione degli ultracorpi sembra voler introdurre, a prima vista, qualche ambiziosa e interessante innovazione.
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