Il remake cinematografico

La stratificazione del soggetto nel cinema americano

di Antonio Agrestini

Ma non soltanto il colore costituisce una profonda innovazione, e si noti per esempio la differenza d’uso del sonoro tra il film di Kaufman e quello di Ferrara:

nel primo i riferimenti alla musica elettronica, tipica del genere fantascientifico, è solo occasionale, più allusa che effettiva (compositore Carmen Dragon…); nel secondo il musicista Joe Delia, fedelissimo di Ferrara, incombe con suoni apocalittici, rombi elettronici, filamenti sonori d’altri mondi, scontri acustici da guerre stellari e così via. C’è da segnare piuttosto, all’attivo di quest’ultima colonna sonora, il potente effetto drammatico provocato dall’urlo degli “invasati”, un grido ripetuto, su due note ascendenti, che gela il sangue (80).

Tutto questo per ricordare che spesso il plot polarizza l’attenzione rischiando di distoglierla da elementi innovativi affatto trascurabili.

In molti hanno definito L’invasione degli ultracorpi come un film a metà strada tra la fantascienza e l’horror ma, stando a quanto dicevamo all’inizio, il confine tra i due generi è abbastanza sottile.

Tuttavia i soggetti dell’orrore sono più longevi nella storia del cinema rispetto a quelli di fantascienza che, essendo basati spesso sulla metacronia, rischiano, prima o poi, di essere smentiti proprio dal passare del tempo. L’avvento del 2000 infrange infatti numerose “premonizioni” della fantascienza, dando a molti film, dapprima sbalorditivi, un tono sicuramente ingenuo e risibile, sia pur storicamente affascinante.

Nel cinema dell’orrore hanno un peso preponderante la paura della morte e della perdita d’identità nella società moderna.

[…] Nella maggior parte dei film troviamo un mostro fondamentalmente immortale: il lupo mannaro, la creatura di laboratorio, lo zombi, la strega, l’animale superdotato. […] L’immortalità del mostro è strettamente legata al fatto che egli deve, per continuare a vivere, distruggere il prossimo (81).

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Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
James Joyce
James Joyce
Letto. Riletto. Confuso. Bene.
Marcel Proust
Marcel Proust
Mi ha ricordato qualcosa. Ma non so cosa. O quando.
Italo Svevo
Italo Svevo
Mi ha ricordato qualcosa che stavo per dire in analisi.