1.1.3), ed è in questa qualità il segreto della loro efficacia.
[…]
indubbiamente i plots melodrammatici più popolari e appariscenti sono quelli dell’amore infelice e ostacolato, degli intrecci amorosi, dei “triangoli”, degli amici divisi dall’amore per la stessa donna, della colpa e del peccato, che ricade quasi sempre sulla donna, con le conseguenze tragiche – anche fino alla morte – della separazione e dell’abbandono, situazione determinante per il funzionamento del melodramma (90).
Il quadro del genere continua a mantenersi simile, anche quando si arricchisce, intorno agli anni quaranta di elementi psicanalitici e di sfumature noir, inglobando un po’ tutti i generi, dunque in questo senso il melodramma è un genere trasversale o un super-genere.
L’elementarità dei plots melodrammatici può essere ulteriormente confermata dall’esempio di Douglas Sirk, uno dei maestri del genere, che gira Magnifica ossessione (Magnificent Obsession, 1953) senza prendere troppo in considerazione né il testo da cui è tratto il film, ovvero il romanzo di Lloyd C. Douglas, né il primo adattamento cinematografico dello stesso libro, intitolato Al di là delle tenebre (Magnificent Obsession, 1935) e diretto da John M. Stahl.
«Un misto di kitsch, follia e letteratura dozzinale, senza valore»: così definisce Sirk Magnifica ossessione.
[…]
[Ma]
l’approccio ironico alla storia originale non deve essere inteso come una dissacrazione. Sirk interviene su un materiale tradizionale per nobilitare forme famigliari, a differenza di alcuni registi indipendenti (Aldrich, Fuller, Ray) che negli anni ’50 mirano allo smantellamento della convenzione di genere. La struttura appartiene al melodramma storico fine XVIII secolo/inizi XIX: si impernia su coincidenze, avvenimenti fatali, malattie, cure miracolose, capovolgimenti sentimentali improvvisi (91).
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