Ma, come già si accennava all’inizio, la commedia riprende frequentemente soggetti di altri generi, e lo fa in due modi: o parodiandoli (e in questo caso la parodia si pone spesso sul confine tra la commedia e il cinema comico, come vedremo in 1.2), o alleggerendone i contenuti. Pare che alcuni soggetti, ripresi più volte da altri generi, siano destinati a scivolare prima o poi nella commedia. Ad esempio, L’uomo invisibile (The Invisible Man, di James Whale, 1931), ricalcato sul modello proposto da Herbert G. Welles, viene ripreso più volte: The Invisible Man Returns (1940, di Joe May) si riallaccia all’atmosfera drammatica come una sorta di sequel, Abbot and Costello meet the Invisible man (1951) ne costituisce la quasi inevitabile svolta parodica da cui la coppia Gianni e Pinotto non lasciano scampo, e poi altri titoli dagli esiti incerti, The New Invisible Man (1954), The Invisible Boy (1957), El Hombre que legre ser Invisible (1960) ecc., tutti film che in realtà non riprendono mai il plot, ma esclusivamente il personaggio, dotato, come i mostri citati in 1.1.4, di vita propria.
Nel contesto della commedia, invece, assistiamo ad un remake dalle sfumature più sottili e interessanti.
Griffin, il primo uomo invisibile del cinema, quello che nel film di James Whale è interpretato da Claude Rains, è uno scienziato amorale e pericoloso almeno quanto il dottor Jekyll, e rispecchia ampiamente gli intenti dell’autore del romanzo, Welles.
È Griffin stesso, col suo desiderio di grandezza e di onnipotenza, a determinare la propria emarginazione, la propria condanna esistenziale. Il film rappresenta un’ammonizione, una metafora dalle molteplici sfaccettature, e coinvolge comunque significati profondi sull’identità, i desideri, i limiti dell’essere umano. Nel 1992 John Carpenter realizza Avventure di un uomo invisibile (Memoirs of an Invisible Man), il cui protagonista, Nick e non più Griffin, è interpretato da Chevy Chase.
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