La voce dentro

Racconto brevedi Antonio Agrestini

Avrei dovuto trovare il modo di salvarlo, di svegliarlo da quel torpore letale. Dopo tutto sono una creatura dell'amore di sua madre, chi più di me ha l'onere di risvegliare i suoi sogni? Anche se ho un cuore di gommapiuma esausta, non posso esimermi dalla missione che mi è stata affidata. Una di quelle sere gli dissi: «Don Paco arreda… e tu piangi!»

Felipe si voltò di scatto verso di me, per quanto la voce fosse emersa dalla sua gola, e con quello stesso tono stridulo dei filmati con Zeb.

«Ma che cazzo!» disse. Si alzò dal divano, mi afferrò e mi guardò a lungo negli occhi. Cercava vita dentro la plastica delle mie iridi. Mi portò davanti allo specchio, ebbe una lunga esitazione, la sua mano sincronizzava i movimenti della mia bocca con una voce nuova che gli emergeva dalle viscere. Si bloccò all'improvviso, esplorò i lineamenti del proprio viso come fosse estraneo a se stesso, mi lanciò sulla poltrona con violenza. Ma l'indomani, forse dopo aver rimuginato tutto il giorno, tornò dal lavoro con una nuova euforia e anziché buttarsi sul divano mi portò davanti allo specchio. Lasciò che fossi io a trovare le parole e la voce. Ci capitò di ridere e di piangere. Una sera mi fece dire una battuta così stupida che scoppiò in una risata strozzata, e per la prima volta in anni vidi una lacrima scendergli lungo la guancia. Le esibizioni davanti allo specchio andarono avanti a lungo.

Abbiamo finalmente un nuovo repertorio e una lista di date nei teatri. Eccolo qua il meschino Felipe, che dopo l'ennesimo spettacolo mi manovra davanti allo specchio del camerino con il solito nodo in gola, privo del coraggio di fare davvero sue le mie parole e la mia voce. Non saprebbe spiegare dove finisce la mia anima e dove inizia la sua, quali sono le mie parole e quali sono le sue. Anche adesso che il teatro è pieno e che il pubblico lo accoglierà con un grande applauso, porterà avanti lo spettacolo affidandolo totalmente a me.

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Questa è una storia di fantasia