Racconto breve

Rifiuti speciali

di Antonio Agrestini

La donna delle pulizie mi ha chiesto se poteva buttare via le scatole delle lettere mai spedite. Le ho risposto che era una pessima idea. Lei ha detto che le scatole occupano troppo spazio nell'armadio, che raccolgono un sacco di polvere e sarebbe meglio buttarle via. Ho chiuso la discussione con tono perentorio: non se ne parla.

L'indomani la donna delle pulizie mi ha chiesto se fosse stato possibile separare le lettere che non avrei mai spedito da quelle che forse un giorno avrei spedito. Le prime, secondo lei, si potevano buttare perché difficilmente avrebbero modificato il mio destino e il mio umore. Le ho chiesto cosa ne sapesse lei del mio destino e del mio umore. Ha risposto che non sapeva nulla del mio destino e del mio umore, ma era certa che le lettere mai spedite non avrebbero cambiato né l'uno né l'altro. Le scatole di lettere mai spedite prendono polvere e basta.

Ho passato la notte a rileggere le vecchie lettere mai spedite e all'alba c'era una sola lettera che forse avrei spedito (roba in verità di tipo amministrativo che poi avrei cestinato) e un mucchio di lettere che sicuramente non avrei mai spedito, la maggior parte delle quali indirizzate a persone che forse non avrebbero nemmeno ricordato il mio nome.

La donna delle pulizie, dopo aver concluso una breve telefonata in una lingua che non capivo, ha visto il grosso cumulo di lettere mai spedite – e che non avrei mai spedito – e ha detto che avevo fatto un ottimo lavoro, finalmente avremmo pulito l'armadio da tutta quella spazzatura. Mi sono risentito e alzando la voce ho detto che non era affatto spazzatura e che tutte quelle lettere le avrei conservate. Lei ha detto che invece mi avrebbe fatto bene liberarmene, avrei fatto pulizia dentro e fuori di me. Non sono riuscito a trattenermi e ho gridato che era pagata per fare le pulizie non la psicologa.

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Questa è una storia di fantasia