Racconto breve

Celeste

di Antonio Agrestini

Elena cercò sul mio volto una spiegazione o una conferma e, ricevendola da un appena percettibile movimento affermativo del mio capo, corse fuori coprendosi il viso. La immaginai con una maschera di ceramica in frantumi, le mani davanti per raccogliere i pezzi. Le sonde, i tubi e tutte quelle diavolerie mediche mi rendevano difficile baciare la fronte di Celeste, scivolata ormai in una dimensione dove forse poteva addirittura ascoltare i miei pensieri. Allora telepaticamente le dissi che i pochi giorni della sua vita erano stati i migliori della mia, i migliori giorni di sua madre, e che ora non avevamo più il tempo. Non avremo avuto mai il tempo degli sguardi e delle carezze, del bagnetto prima della nanna, del bacio sulla piccola ferita che lenisce il dolore, del dente sotto il cuscino aspettando le fate, del dito che ruba la panna, della corsa dietro a una farfalla, dell'abbraccio contro il fragore dei tuoni, delle fiabe prima di dormire, del sorriso alla macchina fotografica, della bici senza rotelle, della febbre per non andare a scuola, di tutti i giorni che l'avrebbero cresciuta sotto i nostri sguardi innamorati. Le dissi che non avevamo più il tempo, ma da quel momento le avrei prestato i miei occhi, fino alla fine dei miei giorni, per vedere le lucciole sulla strada del bosco nelle notti di maggio, i palloncini che sfuggono di mano e sfidano l'azzurro, il gioco goffo dei cuccioli di cane, i castelli di sabbia, le vele che viaggiano tra il mare e il cielo, le bancarelle dei dolci colorati, i fuochi artificiali, le coccinelle sul dorso della mano, i semi volanti che trasportano desideri, l'ombra sotto le querce, le sorprese nelle uova di pasqua, il fuoco nel camino, la pallina più bella sull'albero di Natale e, se mai avessi avuto la fortuna di tornarci, anche il panorama di Jodhpur, il più bello del mondo, dove tanti anni prima avevo visto gente prendere il tè e i bambini con gli aquiloni sui terrazzi di case tutte interamente azzurre.

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Questa è una storia di fantasia
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James Joyce
James Joyce
Letto. Riletto. Confuso. Bene.
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.