Racconto breve

Celeste

di Antonio Agrestini

Sapevo che la nostra imminente separazione avrebbe lacerato i nostri ricordi, come lo strappo diagonale di una foto di cui avremmo conservato solo una parte, inutile senza l'altra. I nostri ricordi sarebbero rimasti per sempre pensati e taciuti, privi di ogni possibilità di trasformarsi in un suono, in una parola viva, perché nessuno oltre a noi avrebbe mai più voluto ascoltare il nome di Celeste.

 

Due settimane dopo il funerale di Celeste, in occasione del mio più inutile compleanno, vennero a farci visita Marcello e sua moglie Rita, nostri cari amici, seguiti dai figli Federico e Ludovica, che era nata appena un mese prima di Celeste. Ero impreparato alla loro visita, non riuscivo a credere che qualcuno avesse davvero portato una carrozzina in casa nostra e addirittura una torta per festeggiare il mio compleanno. Da pochi giorni avevo nascosto in cantina tutto ciò che era destinato a Celeste e che invece lei non aveva mai potuto usare: la culla, la carrozzina, le coperte, i ciucci, i biberon, i suoi piccoli abiti. Marcello e Rita, con un'allegria che a me appariva surreale e spiazzante, ignorando che quello era il peggiore compleanno della mia vita, piazzarono la torta nel centro del tavolo, incendiarono le candeline e, battendo le mani e cantando “tanti auguri a te”, mi invitarono a soffiare. Tempo dopo avrei compreso che la nostra genitorialità non era percepita correttamente da chi ci circondava, perché, a parte me ed Elena, nessuno aveva mai visto Celeste. Quando Celeste morì molti non riuscirono a percepire particolari differenze nella nostra quotidianità. In pubblico apparivamo sempre e solo noi due: Celeste non era mai presente. Eravamo genitori di un'entità astratta, poco cambiava se andavamo a trovare nostra figlia in ospedale o al cimitero, perché in fondo per loro Celeste non era mai esistita.

Presi un paio di bibite dal frigo, un coltello per sezionare la torta.

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Questa è una storia di fantasia
In attesa del tuo commento, cosa avrebbero detto loro?
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
Marcel Proust
Marcel Proust
Mi ha ricordato qualcosa. Ma non so cosa. O quando.