Racconto breve

Celeste

di Antonio Agrestini

Elena, con le movenze quasi rigide di un automa, tirò fuori dalla credenza i piatti da dolce, senza fare obiezioni, poi sedette in silenzio a capotavola. Marcello e Rita mangiavano la torta e mescevano Coca Cola, ci parlavano con naturalezza dei propri figli, delle pappe, di Ludovica che la notte piangeva e non li faceva dormire. Loro raccontavano tutto questo senza cattiveria, senza rendersi conto di strapparci le viscere con un gancio. Osservavo Elena con preoccupazione, sapevo che lei avrebbe risentito di quei discorsi e, mentre masticavo svogliatamente un boccone di torta, fui tentato di invitare Marcello e sua moglie ad andare via e tornare in un'altra occasione. Non ebbi il coraggio di farlo, ma quando Rita si sedette sulla poltrona e scoprì il seno per allattare Ludovica, Elena lasciò cadere rumorosamente la forchetta sul piatto, si alzò di scatto e si allontanò da noi senza dire nulla. Marcello, mostrandosi sinceramente preoccupato, domandò: «Ma Elena sta bene?»

«Probabilmente è solo andata in bagno» assicurai, prestandomi all'assurdo gioco di nascondere la morte di Celeste sotto i tappeti.

Dopo oltre mezz'ora Elena non era ancora tornata. Rita aveva messo Ludovica nella carrozzina e cercava di spegnere i capricci di Federico ficcandogli in bocca cucchiaini di panna e qualche ciliegina. Con una scusa lasciai i miei ospiti soli. Napoleone in fondo al corridoio grattava la porta della camera da letto emettendo lievi guaiti. Trovai Elena riversa sul letto. Premeva la faccia sul cuscino tentando di soffocare il pianto. Provando a farla rialzare in piedi e instaurando una specie di lotta che lei combatteva a colpi di gomiti, le feci scivolare dalle mani una cornice che teneva stretta al petto. Il vetro andò in frantumi, un Big Bang domestico che generò sul pavimento una costellazione di frammenti taglienti, sparsi anche sulla fotografia di Celeste. Elena era in preda a quei pianti che consumano i corpi, che sciolgono lacrime come cera liquida da una candela.

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Questa è una storia di fantasia
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Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.
Italo Svevo
Italo Svevo
Mi ha ricordato qualcosa che stavo per dire in analisi.