Racconto breve

Celeste

di Antonio Agrestini

Si chinò, spazzò via con la mano i frammenti di vetro, raccolse la foto di Celeste e la baciò più volte. Rialzandosi mi abbracciò, forse non per cercare consolazione, ma più probabilmente per non affondare nel vuoto che sentiva intorno. Fu una sorta di abbraccio tra pugili, condannati alla comune sventura di dover combattere l'uno contro l'altro senza essere davvero nemici. Tra le braccia percepivo il sacco di ossa del suo corpo privo di muscoli. Il pianto convulso le faceva uscire dalla bocca frasi scomposte che non riuscivo nemmeno a comprendere. Quando fu più calma disse di nuovo: «Si lamentano che Ludovica non li fa dormire di notte.»

«Lascia stare, non ci pensare», ripetevo accarezzandole i capelli. «Ho sbagliato. Avrei dovuto mandarli via. Perdonami.»

«Ma ti rendi conto? Nostra figlia è morta da due settimane e questi vengono in casa nostra con la carrozzina, le pappe, i pannolini, i pianti dei loro bambini... e si lamentano che Ludovica non li fa dormire la notte? Vai di là e diglielo che anche Celeste non ci fa dormire più la notte, perché grida un silenzio terribile, un silenzio che loro nemmeno sanno immaginare quanto sia terribile. Diglielo, che io la notte sento il rumore dei vermi che la divorano, che me la portano via per sempre e non potrò mai sentirla chiamare mamma. Diglielo!»

Tentai in vano di tranquillizzarla. Non volle tornare con me nel soggiorno.

«Senti, ora vado di là e gli dico che non stai molto bene.»

«Fai quello che vuoi. Io non voglio più vederli.»

Marcello e Rita non erano affatto imbarazzati, confermando la reale buona fede con cui avevano tentato di portare un po' di festa nelle nostre vite dissestate.

«Scusatemi, ma Elena non si sente molto bene. Si è messa al letto, si scusa e vi saluta.»

Marcello e Rita restarono ancora un po' a farmi compagnia, ma quella fu l'ultima volta che entrarono in casa nostra: Elena segnò i loro nomi sulla granitica lista dei suoi nemici giurati.

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Questa è una storia di fantasia
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James Joyce
James Joyce
Letto. Riletto. Confuso. Bene.
Oscar Wilde
Oscar Wilde
Troppo sincero per essere alla moda. E troppo breve per essere noioso.
Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Gradevole, ma manca il marciume.
Italo Svevo
Italo Svevo
Mi ha ricordato qualcosa che stavo per dire in analisi.
Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges
Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.