Racconto breve

Le affinità chimiche

di Antonio Agrestini

La manovra per trasferire i miei glutei da una sedia all'altra con l’ausilio del bastone da passeggio ha successo, pure se con qualche scricchiolio, un diffuso dolore sotto le ginocchia e lungo la schiena.

«Signora, mi perdoni, che ne dice se qualche volta ci incontrassimo per prendere insieme i farmaci?»

La signora Fulvia ride: «Ma che burlone che è lei! Davvero simpatico. Che idea!»

«Signora, ma io mica scherzo! Si rende conto? Abbiamo tanto in comune, non mi riferisco solo al fatto che siamo vedovi e che abbiamo all'incirca la stessa età, ci ha mai pensato? Prendiamo gli stessi farmaci! Le nostre ricette sono sovrapponibili. La mia teoria è che se prendiamo gli stessi farmaci è perché abbiamo gli stessi malanni. Se abbiamo gli stessi malanni è perché il nostro corpo reagisce alla vita allo stesso modo. I nostri organi interni sono gemellati dall'esperienza, e se questo è vero per il colon, per le ossa, per il fegato, sarà vero anche per il cuore. Non crede?»

La signora Fulvia ride, dice: «Ribadisco, lei è davvero simpatico, ma devo confidarle una cosa.»

Mi fa cenno di avvicinare l'orecchio alla sua bocca, sussurra: «Ho già un fidanzato!»

Riporto la schiena in una posizione meno scomposta, focalizzo il suo sorriso imbarazzato, dico: «Capisco. E mi dica, che farmaci prende il suo fidanzato?»

La signora Fulvia ride ancora, non riesce proprio a prendermi sul serio. Mi perdo in qualche minuto di sconforto, accentuato anche dal respiro asmatico di Filiberto che sembra preannunciare la propria imminente morte. Il mio sguardo si sposta e si perde nel cielo spennellato dai blu di Van Gogh, scende poi più in basso e incrocia gli occhi della signora Eugenia e soprattutto quel fiocco azzurro che le guarnisce la chioma bianca con la reminiscenza di un'antica giovinezza. Preso da un impeto domando: «Signora Eugenia, lei prende Lasoxifene?»

«Cooosa?» fa lei mettendosi il palmo della mano a radar dietro l'orecchio.

«Lasoxifene!»

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Questa è una storia di fantasia
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James Joyce
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Letto. Riletto. Confuso. Bene.
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Gradevole, ma manca il marciume.
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Questo racconto è un altro racconto che sogna di essere se stesso.
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Mi ha ricordato qualcosa. Ma non so cosa. O quando.
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Un finale troppo sobrio. Avrei aggiunto un cadavere.